INTRODUZIONE

Le anime che si pongono in ascolto, possono trovare in qualsiasi momento parole sorgive nella conduzione del loro silenzio interiore. Se questo fare avviene nella simmetria virtuale della poesia, il riflesso autonomo con il codice linguistico corrispondente, restituisce in illuminazioni brevi attraverso brividi di durata, la sintesi affiorata dall'infinità del cammino spirituale dell'uomo.
In questa prospettiva d'accadimento "Antipodi" accosta testi dagli esiti divergenti e spesso antitetici con sforzo comune di correlazione, per ri-trovare la fragranza della distanza, dopo le angosce esistenziali temprate nella lotta magmatica delle emozioni.
La resa in versi è disincanto conscio sulla paradossalità della nostra condizione umana, spesso costretta a convivere con la propria finzione per dare una forma almeno plausibile all'incompiutezza di qualsiasi sforzo.
Nella metamorfosi di chi si inventa c'è un vuoto che sostiene.
Nel preludio del perituro i flussi vitali si incontrano e dispongono l'attesa in accordanza con la conoscenza.
Così i due autori riuniti in unico libro, scoprono nella poesia la tensione duttile del calore affettivo che direziona verso una metafisica meno astratta ed insondabile: anche il semplice alludere alla divinità ricompone la materia delle liriche e svela l'inerme artificio delle sintassi.
La lontananza dall'"Antipode" acutizza le percezioni dei loro sguardi, allevia i concentri egoici con sensibili avvertenze che il lettore trova disseminate e che soffermano verso una ulteriore prosecuzione extratestuale.
Alla comparsa nelle poesie dei simboli arcaici elementari del tempo e dello spazio, alla loro invenzione che resta indicibile ma che affida all'amore della vita l'alfabeto della natura delle cose si vocano questi versi, nella nascita di uno specchio invisibile.
Scomparso nella sua apparenza.

Agosto 2000

Alberto Mori