T O T E M I S M O

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Alle origini del totemismo

"[...] Molti dei riti che troviamo fra i costumi dei popoli primitivi, o anche come elementi di religioni più complesse e organizzate, quali le religioni moderne, presentano allo studioso problemi insolubili, in quanto non si riesce a comprendere, in base a pure considerazioni storiche o di etnologia comparata, la loro origine e il loro primitivo significato, mentre la diffusione in aree culturali separate nello spazio e nel tempo lascia sospettare che abbiano riferimento a qualche cosa di comune a tutti gli uomini, nascondendo un significato importante e profondo, ignoto a coloro che li praticano. Era logico pertanto che Freud dovesse essere tentato ad applicare i procedimenti interpretativi della psicoanalisi a questi riti e costumi, per vedere di rintracciare in essi un significato e una funzione, analoghi a quelli che egli era abituato a scoprire nei "riti privati" dei nevrotici ossessivi. Questo egli fece nel 1912 e 1913 - con alcuni scritti raccolti in un volume, Totem e tabù - per un istituto, descritto dagli etnologi e dagli antropologi come totemismo, che si ritrova presso numerose popolazioni primitive, e che molti ritengono abbia rappresentato anche per gli attuali popoli civili, un primitivo stadio di organizzazione sociale e di culto religioso. Numerosi usi, pratiche e riti si ritrovavano nel totemismo, senza che sia per lo più comprensibile la connessione che lega tra loro questi svariati elementi, e senza che poi si possa quindi spiegarne il significato. Freud osservò che, quando si ponga in relazione questo insieme di elementi con quegli atteggiamenti e quei conflitti affettivi che la psicoanalisi con la sua tecnica rintraccia quali fattori operanti nell'inconscio e che sono riconducibili a certe situazioni, o "complessi" fondamentali, è possibile ottenere un'interpretazione unitaria soddisfacente. Il totemismo appare allora un modo particolare col quale l'umanità, in una certa fase della sua evoluzione, ha reagito alle forze costitutive di quei "complessi". E poiché tutta l'evoluzione ulteriore dell'umanità, con i suoi istituti giuridici, i suoi costumi, i suoi miti e riti religiosi, si può concepire derivata da quella originaria organizzazione totemica, si presenta la possibilità, partendo dallo studio di Freud, di istituire tutta una serie di ricerche particolari, nel campo della etnografia e della storia delle religioni, allo scopo di chiarire, in base ai meccanismi del nostro inconscio, il significato e la funzione di quegli istituti, di quelle credenze e di quelle pratiche religiose.

  Theodor Reik, che è stato uno dei primi allievi di Freud, si accinse appunto, negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione di Totem e tabù, a un'opera siffatta; e negli anni che vanno dal 1914 al 1919 espose in alcune conferenze, tenute presso la Società psicoanalitica di Vienna e presso quella di Berlino, i risultati delle sue indagini. Da quelle conferenze è nato questo libro, che pubblicato per la prima volta nel 1919 col titolo Probleme der Religionspsychologie, I Teil: Das Ritual [Problemi di psicologia delle religioni: Il rituale], fu ristampato nel 1928 con modificazioni e aggiunte, e con l'unico titolo Das Ritual. Nel 1946 Reik che nel frattempo era emigrato in America, pubblicò una nuova edizione in lingua inglese; e su quest'ultima edizione è condotta la presente traduzione italiana. [...] I procedimenti messi in opera da Reik per giungere alle sue conclusioni partono dal presupposto che gli usi, le tradizioni, le credenze dei popoli, seguano nei loro sviluppi e nelle loro progressive trasformazioni - per cui l'originario significato finisce con lo smarrirsi - la logica stessa di tutte quelle nostre produzioni mentali che direttamente promanano dall'inconscio: la logica cioè, ad esempio, dei nostri sogni o dei sintomi morbosi nevrotici. [...] Das Ritual doveva originariamente costituire il primo volume di un'opera più vasta, con la quale Reik si proponeva di estendere le sue indagini ad altri aspetti della vita religiosa. Il proposito non ebbe tuttavia esecuzione in questa forma. Ma alla interpretazione psicoanalitica dei fenomeni religiosi Reik dedicò altri lavori assai importanti: Der eigene und der fremde Gott [Il proprio dio e quello straniero] pubblicato nel 1923, e Dogma und Zwangsidee [Dogma e idea ossessiva] del 1927. L'attività scientifica di Reik non si è inoltre limitata alla psicologia della religione. Il suo nome è infatti legato allo sviluppo di un importante capitolo di psicoanalisi applicata, quello rivolto alla criminologia e al diritto penale. Con l'opera Geständniszwang und Strafbedürfnis [Coazione a confessare e bisogno di pena] del 1925 egli infatti - partendo dalla considerazione degli strani fenomeni delle nevrosi ossessive, e prendendo ancora lo spunto da uno scritto di Freud, Alcuni tipi di carattere tratti dal lavoro psicoanalitico (1916), ha gettato le basi per una vasta indagine alla quale hanno più tardi collaborato numerosi studiosi, mirante a ricercare i meccanismi inconsci del delitto e a determinare la funzione psicologica della pena."

 

(Dalla Presentazione di C.L. Musatti a Thedor Reik, Il rito religioso. Studi psicoanalitici. Torino, 1977)

 

TOTEMISMO ANTROPOLOGICO ED ETNOLOGICO

Antropologia culturale: lo studio della natura dei fenomeni culturali nel loro concreto manifestarsi nelle diverse società umane.

 

Etnologia: lo studio comparativo delle diverse culture umane.

 

Tabù: interdizione sacrale. Dal francese tabou e dal polinesiano tapu, il termine è già registrato dagli Inglesi a Tonga sin dal 1771. Adottato poi in Occidente, indica quanto è proibito, non tanto in forza di leggi esplicite, quanto per tradizione morale e sociale. Tale termine ha incontrato grande fortuna nell'antropologia sociale europea della fine del XIX secolo, nell'ambito della teoria del totemismo , nella quale tabù indicava tutto ciò che nelle società primitive non è profano, cioè accessibile a tutti, bensì sacro, cioè intoccabile e proibito, come elemento di un sistema di complesse proibizioni religiose. Dall'antropologia sociale il termine è passato alla psicologia: per oggetto tabù si intende qualcosa che è inavvicinabile in forza di un divieto interiore ed emotivo, razionalmente ingiustificato, ma spesso socialmente condiviso. Il termine tabù è sfruttato spesso anche in etnologia e storia delle religioni. Nella maggior parte delle religioni primitive, le conseguenze dannose della violazione del tabù sono ritenute automatiche e derivanti dalla carica di sacralità propria dell'oggetto interdetto, senza tenere in alcuna considerazione l'intenzionalità dell'infrazione. Nelle religioni superiori tali infrazioni assumono il carattere di una punizione divina. Il divieto può essere definitivo o temporaneo, può riguardare l'intera comunità o soltanto certe categorie o persone che si trovano in determinate situazioni. Talvolta il tabù può interessare parole o nomi, come nel caso del divieto di nominare il nome di Dio invano, sancito dalla legge di Mosè; presso alcuni popoli primitivi sussiste la proibizione di nominare cose inerenti la caccia. Diffuso presso i primitivi, il tabù si esprime anche nelle culture più evolute, soprattutto nel campo delle proibizioni alimentari e sessuali, o nell'uso di simboli ritenuti dotati di particolari poteri, e perciò posti a protezione di campi, piante ed abitazioni. Nelle società primitive gli uomini investiti di cariche o svolgenti determinate funzioni (capi, sacerdoti, stregoni, guerrieri, tessitori o fabbri in Africa, ceramisti in Nuova Guinea) o legate a pratiche magico-religiose (specialisti in tatuaggi), emanano i tabù, ma ne sono a loro volta oggetto, diventando intoccabili, ed acquistando tutti i dannosi influssi che ne derivano. A volte il tabù è connesso al totem, e la relazione degli uomini di uno stesso clan col proprio totem viene proprio rafforzata dal tabù che lo ricopre, impedendo di cacciarlo, danneggiarlo o consumarlo, a seconda dei casi. Tale impedimento può essere legittimamente trasgredito dal gruppo in situazioni eccezionali, per ottenere dal proprio totem particolari energie vitali: presso molte tribù che hanno come totem un animale è proibito cibarsi delle sue carni per tutto l'anno, salvo un giorno in cui è espressamente comandato di mangiarle per trarne forza e benefici. In sociologia, il carattere distintivo del tabù consiste nel fatto che l'interdizione non è motivata, e che la sanzione prevista, in caso di violazione, non è una punizione emanata dalla legge civile, ma una calamità, come la morte o la cecità, che colpisce l'individuo colpevole. I tabù possono essere considerati come simboleggianti la struttura dei rapporti peculiari ad un gruppo. La loro osservanza da parte degli individui serve a contrassegnare l'appartenenza al gruppo, l'impegno nei confronti dei propri ruoli ed il riconoscimento degli altri ruoli e delle forze interdipendenti con i propri. La violazione del tabù è perciò distruttiva del sistema morale e della posizione dell'individuo in questo sistema.

 

Totem: essere o categoria di esseri con cui un gruppo umano si considera in un particolare rapporto di parentela. Il termine totem è stato introdotto dal viaggiatore inglese J. Long nel 1791. Deriva dal termine ototeman, che nella lingua degli Ojibwa (gruppo di indiani della regione dei Grandi Laghi, in America settentrionale) significa “egli è della mia parentela”.

 

TOTEMISMO: derivazione di totem, indica un complesso di credenze, usi, regole sociali, obblighi e divieti, fondati sull'esistenza di un particolare rapporto di parentela, e quindi di reciproca protezione, tra un gruppo od un individuo ed una specie di animali, piante, fenomeni naturali, paesaggi ecc. Vincoli di parentela si stabiliscono tra discendenti umani e non umani del totem. Il totemismo dunque si presenta come un complesso sistema di idee, simboli e pratiche, basato sulla presunta relazione tra un individuo o gruppo sociale e un oggetto conosciuto come "totem", appartenente al mondo naturale esterno all’essere umano, al quale il gruppo si considera in qualche modo legato. La relazione totemica, osservata anche in Africa, in Oceania ed in Asia, è molto diffusa e viva soprattutto presso alcuni indiani d'America e tra gli aborigeni australiani. In queste società il totem è spesso considerato un compagno o un aiutante con poteri soprannaturali e, come tale, rispettato e talvolta venerato. La più diffusa forma di Totemismo è quella di clan, estensione della famiglia coniugale e raggruppamento di parentela unilaterale, costituito da varie famiglie, i cui membri sono legati da un unico capostipite dal quale discendono in linea paterna o materna. Se due gruppi hanno lo stesso totem, si ritengono tra loro strettamente imparentati ed evitano matrimoni tra loro per non contrarre rapporti tra consanguinei. Di qui la connessione tra il totem ed il tabù, confermata dalla cessazione periodica del divieto di toccare il totem, come nella festa australiana Intichinma (pasto sacrificale del totem). Molte tribù collocano, davanti alle capanne delle singole famiglie, grossi pali con scolpite le immagini degli antenati del clan. Gli individui di un gruppo totemico si considerano in parte identificati o assimilati al totem, al quale si riferiscono con nomi e simboli speciali. La stirpe o il clan possono essere fatti risalire a un antenato totemico originario, che diventa il simbolo del gruppo e, tranne che in riti particolari, non può essere né ucciso, né mangiato, né toccato. Il totem pertanto costituisce una specie di albero genealogico, le cui figure vanno lette dal basso verso l'alto, ovvero dai parenti più prossimi fino al capostipite. Pochi concetti antropologici hanno subito trasformazioni radicali quanto quello di totemismo. Dopo l'introduzione del termine totemismo ad opera di J. Long (1791) ed i primi studi informativi, dal 1870 si ebbe una serie di lavori sistematici sul fenomeno: F. McLennan descrisse per primo il sistema totemico avanzando l'ipotesi, ripresa e sviluppata da W.R. Smith, dell'universalità del fenomeno nelle società primitive; H. Spencer mise in relazione il totemismo col culto degli antenati, affermando che l'aspetto del totem deriverebbe dai nomignoli attribuiti agli antenati; J.G. Frazer, limitando la diffusione del fenomeno come sistema sociale complesso, sostenne la cosiddetta teoria concezionale legando il totemismo alla magia, e ponendolo come religione originaria di tutta l'umanità. In seguito si ebbe una seconda fase di studi, grazie alla scuola storico-culturale che, sulla base di nuove ricerche etnologiche, cercò di formulare una teoria compiuta del totemismo. Una terza fase, avviatasi nel 1940, è caratterizzata dal tentativo di definire le diverse forme di totemismo, le loro origini ed i loro rapporti con la religiosità. Più recentemente l'antropologo A.R. Radcliffe-Brown ha dimostrato (1951) come nei racconti di animali il mondo della vita animale è rappresentato in termini di relazioni sociali simili a quelle della società umana; attraverso l'uso di questi simboli animali, presentati in connessioni socialmente rilevanti, il pensiero è allo stesso tempo diretto sia verso le relazioni tra animali che verso le relazioni tra gruppi umani. Claude Lévi-Strauss ha cercato di allargare tale concetto (1962): siamo di fronte ad un sistema di pensiero che si riferisce a tutte le categorie di fenomeni sociali, come valori ed eventi. Sostanzialmente le teorie che nell'Ottocento e nel primo Novecento cercavano di spiegare il fenomeno sono state in gran parte superate: benché si ammetta che possa contenere elementi religiosi quali il culto degli antenati e l’animismo, il totemismo non è più considerato una religione, né tanto meno un primo stadio evolutivo della storia dell'umanità. Claude Lévi-Strauss è stato uno dei maggiori critici di tali teorie, per il quale questo fenomeno è un concetto antropologico privo di realtà oggettiva. Base del totemismo sembra essere una visione del mondo che individua una relazione specifica tra esseri umani e forze della natura, utilizzata come strumento concettuale per una classificazione della realtà e della società. D'altra parte, come affermano alcuni studiosi, quando gruppi diversi all'interno della stessa società traggono nome e identità da piante e animali, questi totem affermano, simbolicamente, anche la superiore unità sociale. L'appartenenza al gruppo totemico, inoltre, consentirebbe la protezione dei singoli nelle società prive di altri meccanismi che assolvano a questa funzione. Recentemente, alcuni antropologi hanno messo in luce la funzione conservativa e il valore ecologico di alcuni tabù legati all'uccisione e consumazione dei totem fra gli aborigeni australiani.